Mi chiamo Giada F. ho 20 anni e da qualche settimana ho perso un carissimo amico morto suicida alla mia stessa età. Da quando è successa questa disgrazia io non sono più la stessa, mi sento svuotata, non mi interessa più di niente (la scuola, gli amici, la famiglia). Penso sempre a lui e appena posso vado a trovarlo al cimitero. È possibile stare così male? Cosa posso fare per superare questo momento terribile? So che ci sono persone come voi preparate ad aiutare i ragazzi in difficoltà ma io ho giurato a me stessa di farcela da sola. Non sono però sicura di riuscirci.

Gentile Giada, alla tua giovane età stai vivendo una delle esperienze più terribili che possano capitare nella vita: la perdita di un amico carissimo che ha volontariamente scelto di togliersi la vita.
Un evento come questo è devastante per tutti coloro che hanno avuto un legame significativo con la vittima, è un lutto che si elabora con estrema difficoltà perché si autoalimenta di sensi di colpa per quello che nell’immaginario personale si sarebbe potuto fare ma non si è fatto (o potuto fare) per impedire che accadesse!

Dopo la negazione iniziale (cioè l’incapacità di credere possibile la perdita stessa), la rabbia è la reazione più frequente, una rabbia senza oggetto rivolta verso se stessi e verso gli altri, ma primariamente verso colui che ha volontariamente scelto di privarci della sua presenza. Questo è uno dei sentimenti, onnipresenti, che però è più difficile da ammettere a se stessi e che inevitabilmente incrementa il senso di colpa perché non si può essere arrabbiati con chi, invece, dovremmo rimpiangere.

Ogni lutto attraversa alcune fasi naturali per essere “elaborato” e metabolizzato dalla nostra psiche ma, quando si tratta di un suicidio, il processo è estremamente rallentato e, in alcuni casi, può modificare radicalmente la qualità della vita dei “sopravvissuti”.

Non è possibile dire molto altro in questa sede se non raccomandare a te e a tutti coloro che come te vivono in prima persona questa dolorosa esperienza di non farsi scrupolo a chiedere aiuto.

Oltre ai privati, ci sono diverse strutture convenzionate in cui operano psicologi professionisti che hanno gli strumenti giusti per accompagnare i ragazzi che vivono esperienze devastanti come la tua, così come ci sono dei gruppi di auto-aiuto, composti da familiari e amici di persone che hanno vissuto la stessa esperienza che possono aiutare tantissimo a “condividere” le emozioni, prima che diventino insopportabili.

Da quanto mi dici per te c’è anche la scuola che sicuramente è un’ottima fonte di sostegno per gli adulti e i coetanei in essa presenti, soprattutto se sono in grado di condividere e mitigare l’esperienza insieme a te.

In allegato troverai un decalogo utile a precisare alcuni aspetti che caratterizzano la tua esperienza, per farti capire che non sei sola nel dolore ma esistono aspetti specifici che sono ricorrenti in questo tipo di perdita e che ti permettono di ridimensionare molti sintomi preoccupanti (inappetenza, insonnia, depressione) che sono connaturati con l’esperienza di lutto che stai vivendo.

Se vuoi puoi ricontattarci per avere altri materiali o indicazioni più specifiche.
Dr.ssa Roberta Poli, presidente dell’Associazione “Crescere Insieme”